Il mango Keitt italiano: origini e coltivazione della pianta

La varietà di mango Keitt è davvero un unicum tra i manghi, quantomeno tra le cultivar coltivate in Europa, sia per le dimensioni del frutto, eccezionalmente elevate, che per il periodo di maturazione, da novembre a dicembre, cosa che la rende il più tardivo dei manghi italiani in grado di ricongiungere la stagione di raccolta siciliana con quelle sudamericane dei frutti di importazione.

La pianta e le sue caratteristiche

Il mango Keitt (Mangifera indica) è di origine asiatica. A seguito dell’espansione delle coltivazioni alle colonie spagnole americane prima e agli Stati Uniti poi, il mango Keitt trova in Florida un luogo di sviluppo particolarmente adatto. Grazie alle condizioni climatiche e al lavoro degli agricoltori locali, è proprio in questo Stato che numerose nuove varietà vengono selezionate nei primi decenni del ‘900.

Anche il Keitt fa parte di questa epopea. La sua scoperta avvenne casualmente negli anni ‘30 in un semenzaio in cui erano stati messi a coltivazione semi di un’altra cultivar: la Mulgoba. La pianta si differenziava dalle sue sorelle per un portamento particolare della chioma, molto bassa ed espansa. La sorpresa fu ancor maggiore quando arrivò a fruttificare, producendo uno dei frutti di maggiore pezzatura che si conoscessero all’epoca: fino ad un chilogrammo di peso. Nonostante l’ottima qualità della sua polpa, povera di fibre e particolarmente saporita, fu proprio la dimensione fuori misura a limitarne a lungo andare la diffusione. Venne infatti giudicata eccessiva per la vendita diretta del frutto fresco e per questo dedicata soprattutto ad utilizzi meno redditizi, come l’avvio alla trasformazione.

Oggi la sua diffusione americana è limitata alla Florida, dove però ancora rappresenta una delle principali cultivar.
In Europa la sua coltivazione è ancora molto sperimentale. Non ne esistono grandi estensioni produttive ma alcune aziende, come Be Fruit, hanno investito su di essa soprattutto allo scopo di offrire al proprio cliente un frutto di elevatissima qualità in un periodo generalmente scoperto. Il mese di novembre, in cui ancora non sono diffusi i frutti di importazione sudamericana e le ultime varietà europee come il Kent hanno già terminato la raccolta.

Grazie all’affinamento di particolari tecniche agronomiche, come l’asportazione delle prime fioriture per indurne una seconda più tardiva, anche la dimensione dei frutti diventa inferiore e più gestibile a livello commerciale, pur conservando un elevato grado zuccherino (attorno ai 18 gradi brix). La maturazione avviene sulla pianta solo quando le piante sono coltivate in ambiente protetto, per esempio in serra o con delle coperture). Altrimenti è possibile dover ricorrere ad un breve periodo di maturazione post raccolta, con tempi comunque molto inferiori di quelli richiesti ai frutti di importazione.

Il frutto è ovale con un’epidermide sottile di colore tipicamente verde anche a maturazione, tutt’al più venata da arrossamenti irregolari sulla faccia più esposta ai raggi solari. La polpa è dolce e profumata, povera di fibre, consentendo un consumo fresco molto semplice, grazie alla facilità di incisione del frutto tramite coltello o cucchiaio.

Pianta del mango Keitt

Coltivazione della pianta del mango Keitt

Il mango Keitt ha esigenze di coltivazioni simili alle altre cultivar, con una maggiore attenzione alle sue fasi fenologiche sia per adeguare le caratteristiche dimensionali del frutto che per giungere al più elevato grado di maturazione sulla pianta.

Il terreno è innanzitutto l’elemento fondamentale. Predilige terreni ricchi di sostanza organica, a reazione subacida e al contempo molto ben drenanti. Come per molte specie tropicali uno dei pericoli più gravi cui può andare incontro è un periodo di tempo invernale particolarmente prolungato e caratterizzato da temperature basse unito a condizioni di ristagno idrico, ovvero di permanenza di acqua nel suolo dovuta a un’eccessiva pesantezza di quest’ultimo, per esempio a causa di una forte presenza di argille.

In questi casi è bene effettuare una buca di grandi dimensioni, costruire un buon drenaggio con sassi e sabbia sul fondo e utilizzare come riempimento terriccio fertile da coltivazione. Una tecnica particolarmente adatta soprattutto ad un impianto hobbistico, con una o poche piante a cui è possibile dedicare queste attenzioni.
Naturalmente il fattore limitante principe rimane quello termico. Il mango è una pianta prettamente sub tropicale, solo da pochi anni introdotta anche nei climi mediterranei italiani e ancora limitata alle regioni più calde, come le aree costiere del Meridione e delle maggiori isole.

Non mancano esempi di manghi coltivati con successo, a livello hobbistico, anche nel Ponente Ligure, dove però spesso si ricorre a coperture invernali per evitare ogni possibile rischio.
In linea generale queste piante, durante l’inverno, vanno riparate dai venti freddi e piantate in piena terra solo dove, mediamente, le temperature minime non vanno, se non eccezionalmente, al di sotto dei 4-5 gradi. Se l’area presenta condizioni al limite è bene aiutarsi con coperture di tessuto non tessuto che avvolgano la pianta, e pacciamature su radici e fusto ponendo attenzione a non limitare l’areazione e provocare marciumi.

L’esposizione più adatta è quella in pieno sole. Il mango Keitt, a livello intensivo, pone, come anticipato, il tema della grande pezzatura del frutto, spesso ritenuta eccessiva per la commercializzazione. Un piccolo trucco agronomico per ovviare a questo è quello di eliminare la prima fioritura delle piante per stimolarne una seconda la quale generalmente porta a maturazione frutti più piccoli della dimensione massima potenziale.

Nelle nostre terre siciliane ci occupiamo di coltivare le piante del mango Keitt al meglio. Scopri anche le altre varietà di mango italiano!