Cherimoya: caratteristiche e come si mangia

La Cherimoya (Annona cherimoya) è un frutto tropicale di origine sudamericana rinomato per le molte proprietà nutritive e farmaceutiche.
Nonostante sia ancora poco conosciuto nel largo pubblico, si tratta di una pianta che in Italia vanta ormai una lunga tradizione di coltivazione, risalente addirittura all’800, quando si diffuse nei giardini siciliani dopo un periodo di sperimentazione nell’Orto Botanico di Palermo. Oggi è coltivato soprattutto in Calabria e in Sicilia orientale dove ha trovato la nicchia climatica migliore per il suo sviluppo.

Origini

L’origine della Cherimoya è da ricercare nelle pendici andine del Perù fino al Messico dove cresce, a seconda delle aree geografiche, fino a 2.500 metri di altitudine, in climi tropicali freschi di montagna. Grazie alla tolleranza a temperature anche piuttosto basse, ha saputo adattarsi con successo nelle zone più favorevoli del Mediterraneo, come la costiera messinese settentrionale dove ha sede Be Fruit, un territorio caratterizzato da una limitata oscillazione termica tra estate e inverno e una minima sempre abbondantemente superiore agli 0 gradi.

Caratteristiche

Il frutto della cherimoya è di forma ovale, di circa 400 grammi di pezzatura, lungo 7-15 cm e con un’epidermide davvero attraente e particolare: di colore verde e sulla quale è disegnata una trama a scaglie lisce o leggermente sporgenti. La polpa è cremosa e di un candore niveo e circonda i piccoli semi neri e lucenti. Il sapore è dolce, unico, caratterizzato da una punta acida. Il periodo di maturazione è tardo estivo-autunnale, tra la metà di settembre e la fine di ottobre.

Questo frutto si è guadagnato grande fama grazie soprattutto alle sue caratteristiche nutrizionali e agli effetti medicamentosi determinati dalla presenza di composti di alto valore antiossidante. Accanto alla ricchezza di zuccheri semplici e sali minerali, in particolare il potassio, nella cherimoya si trovano sia grandi quantitativi di vitamina C che di una particolare molecola tipica di questa famiglia di piante: la annonacina. Si tratta di un polifenolo dall’elevato potere antiossidante utilizzato da tempo in fitoterapia e sottoposto negli ultimi anni a studi approfonditi per comprenderne e migliorarne l’impiego anche a livello farmaceutico.

Ma…come si mangia la cherimoya?

Si consuma essenzialmente fresca aprendola a metà e assaporandone la polpa eliminando via via i semi che sono di facile asportazione. Questi, infatti, non sono commestibili, e possono avere effetti tossici qualora ingeriti in quantità considerevole. La cherimoya può anche essere un ottimo ingrediente per frullati, macedonie e dessert freschi, per esempio accompagnandolo al cioccolato fondente.
La nostra Sicilia ospita, grazie al suo clima favorevole la cherimoya italiana!